I Balen (o anche "Valen") delle Filippine potrebbero far risalire il loro cognome ad uno o forse più spagnoli, giunti a Bohol o a Cebu durante il periodo della colonizzazione ispanica. Le Filippine, infatti, fecero parte dei territori della Corona di Spagna dal 1565 fino al 1896. Durante questi tre secoli furono fondate città, costruite infrastrutture e introdotte nuove colture e specie di bestiame. E fiorì il commercio. Ai missionari spagnoli si devono la conversione della popolazione al Cristianesimo e la fondazione di scuole, università e ospedali in tutto il Paese.
La colonizzazione ispanica ebbe come capisaldi le isole tra loro vicine di Cebu e di Bohol. Il 25 marzo 1565 López de Legazpi, condottiero dei coloni spagnoli, sbarcò a Bohol dove poté stabilire con il datu regnante Sikatuna un patto di pace. La convivenza tra spagnoli e filippini ha dunque inizio a Bohol in pieno XVI secolo. Dal 1583 la colonia di Cebu è formalmente istituita come dipendenza del vicereame della Nuova Spagna (Messico), godendo però di un'ampia autonomia esercitata dal suo governatore.
La presenza spagnola a Bohol per più di tre secoli non poteva che influenzare notevolmente e in moltissimi aspetti la cultura dell'isola e con essa la genealogia.
Tra i cognomi spagnoli non mancano quelli di origine fiamminga, come il cognome Balen. Molti fiamminghi, infatti, si erano stanziati già nella penisola iberica già nel medioevo, essendo essi navigatori e mercanti, e seguendo molto probabilmente la rotta veneziana della "Muda di Fiandra". In particolare i fiamminghi commerciavano i loro tessuti di Bruges, Ypres e Gand. La presenza dei fiamminghi inoltre fu rafforzata in Spagna dopo il XVI secolo, quando con Carlo V e suo figlio Filippo, il Belgio e l'Olanda furono sottoposti alla Corona di Spagna.
Non è difficile immaginare che dei navigatori e dei commercianti spagnoli, con il cognome fiammingo come Balen, si siano portati a vivere nelle Filippine e che da essi abbia avuto origine il ramo filippino del Balen/Valen.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Nelle Molucche, a sud delle Filippine, erano tuttavia presenti in quei secoli, gli olandesi. Per questo non possiamo escludere del tutto l'ipotesi che anche dalle Molucche olandesi sia giunto nelle Filippine il cognome Balen, probabilmente proprio a Bohol.
Oggi le Filippine sono uno dei paesi insieme alla Croazia e al Brasile in cui i Balen sono più numerosi. Un sito web specializzato ne conta 958.
Gli spagnoli
È utile premettere che tra i Balen delle Filippine v è la memoria di un antenato di origini spagnole. Altrettanto utile è l'informazione che il fuoco originario dei Balen filippini è individuabile nell'isola di Bohol. Nel mese di marzo del 1521 il navigatore portoghese Ferdinando Magellano approda a Cebu, isola molto vicina a Bohol, dove viene ben accolto dalla popolazione, e vi fece una base. Nella vicinissima isola di Mactan, al contrario, Magellano con alcuni suoi compagni, trova la morte durante uno scontro con i guerrieri locali. Essendo insufficiente il numero degli uomini rimasti per governare le navi, il 2 maggio 1521, una di esse, la Concepción, le cui condizioni non appaiono sufficientemente buone, viene data alle fiamme nei pressi dell'isola di Bohol. La rotta per le Filippine a questo punto è stata aperta.
Gli spagnoli giungono nelle Filippine nell'anno del Signore 1565 guidati da Miguel López de Legazpi. Giunti a Dal momento del loro arrivo essi avviano un organico processo di colonizzazione delle isole, che ha come primi capisaldi le isole tra loro vicine di Cebu e di Bohol. Il 25 marzo 1565 López de Legazpi sbarca a Bohol dove stabilisce con il datu regnante Sikatuna un patto di pace. La convivenza tra spagnoli e filippini ha dunque inizio a Bohol in pieno XVI secolo. Dal 1583 la colonia di Cebu è formalmente istituita come dipendenza del vicereame della Nuova Spagna (Messico), godendo però di un'ampia autonomia esercitata dal suo dal governatore generale. La presenza spagnola a Bohol non poteva non influenzare notevolmente e in moltissimi aspetti la cultura dell'isola e, perché no, anche la genealogia.
Stabilito il fatto che il cognome Balen può facilmente essere un apporto genealogico spagnolo, rimane un problema: è "Balen" un cognome che avrebbe potuto trovarsi tra quelli degli spagnoli presenti a Bohol o a Cebu durante il periodo coloniale?
Sappiamo per certo che il cognome Balén è ancora presente oggi nel Regno di Spagna, questo basta senz'altro a dare forza all'ipotesi che la presenza del cognome Balen nelle Filippine sia legata, come vuole la tradizione famigliare di Bohol, ad un colono spagnolo.
Sappiamo però anche che Van Baelen o Van Balen, è un tipico cognome di origine fiamminga-neerlandese (Belgio e Olanda). Come si spiegherebbe allora la presenza di un cognome fiammingo tra i coloni spagnoli a Bohol? Una possibilità non trascurabile è che il cognome Van Balen sia giunto in Spagna portato da un navigatore o da un mercante fammingo-olandese, magari seguendo la stessa rotta delle galere veneziane della "Muda di Fiandra". Non sono pochi i casi di cognomi fiamminghi naturalizzati in Spagna.
Oppure che sia arrivato con l'emigrazione di fiamminghi successiva alla dominazione spagnola sui Paesi Bassi che si ebbe dal 1581 al 1714, dopo l'abdicazione di Carlo V.
Gli olandesi
Gli statunitensi
L’apertura del Canale di Suez (1869) e l’afflusso di investimenti inglesi e statunitensi si accompagnarono a crescenti rivendicazioni da parte della nuova élite filippina che chiedeva riforme e partecipazione al potere politico. La chiusura e la repressione da parte del governo di Madrid contribuirono allo sviluppo di un movimento indipendentista (Katipunan) che nel 1896 diede inizio alla lotta armata di liberazione, nel 1898 proclamò l’indipendenza e nel 1899 promulgò la Costituzione repubblicana con presidente E. Aguinaldo.
Nel 1898 gli Stati Uniti acquistarono la colonia dal Regno di Spagna e imposero il proprio dominio con la forza: ingenti truppe (ca. 60.000 uomini) furono inviate e l’aspro conflitto con la guerriglia filippina, protrattosi fino al 1902. Gli USA concessero alla colonia una graduale autonomia interna: nel 1907 fu istituito un parlamento bicamerale con una Camera alta nominata dal governatore generale e una Camera bassa eletta a suffragio ristretto; nel 1916 la Camera alta divenne quasi totalmente elettiva e il diritto di voto fu esteso a tutti i cittadini di sesso maschile capaci di leggere e scrivere; nel 1934, infine, fu riconosciuto alle F. l’autogoverno (mantenendo a Washington il controllo della politica estera e della difesa) come regime transitorio (Commonwealth delle F.) verso la piena indipendenza, da conseguirsi entro dieci anni. Il Partito nazionalista, espressione dell’élite degli ilustrados (intellettuali), dominò la vita politica fin dal 1907. Il processo di concentrazione della proprietà terriera e le nuove possibilità offerte dal mercato statunitense rafforzarono il potere economico degli ilustrados, mentre il peggioramento delle condizioni di vita dei contadini provocava, a partire dagli anni Venti, agitazioni e rivolte; nelle campagne, con il crescere dei movimenti di protesta, si diffondevano organizzazioni sindacali e politiche (tra cui il Partito comunista, fondato nel 1930 e messo fuori legge dal 1931 al 1938), che alle rivendicazioni sociali affiancavano la richiesta di un’immediata indipendenza nazionale. Dal 1935, approvata tramite referendum una Costituzione ispirata al modello statunitense, fu eletto un Congresso (dal 1940 bicamerale), un presidente e un vicepresidente del Commonwealth, cui furono trasferiti gran parte dei poteri del governatore (divenuto alto commissario); i leader del Partito nazionalista, M. Quezon e S. Osmeña, furono eletti presidente e vicepresidente del Commonwealth. La colonia ebbe termine durante la Seconda guerra mondiale, con la dominazione giapponese.
L’occupazione giapponese (1942-45) delle F. durante la Seconda guerra mondiale segnò una frattura nella classe dirigente: da un lato Quezon e Osmeña, rieletti nel 1941, costituirono un governo in esilio a Washington; dall’altro numerosi altri esponenti del Commonwealth collaborarono con gli occupanti, che nell’ott. 1943 proclamavano la Repubblica indipendente delle F., presieduta da J.P. Laurel. Una forte resistenza si sviluppò nel Paese, in particolare a Luzon, dove il movimento guerrigliero Huk (abbreviazione di hukbalahap, «esercito popolare antigiapponese»), a base contadina e di ispirazione comunista, liberò gran parte del territorio prima dell’arrivo delle forze statunitensi. Dopo la fine della guerra, costata ai filippini quasi un milione di vittime e gravissimi danni economici e materiali (come la distruzione quasi totale di Manila), e la restaurazione del Commonwealth (presieduto da Osmeña in seguito alla morte di Quezon nel 1944), il Paese ottenne l’indipendenza il 4 luglio 1946. Primo presidente fu M. Roxas, fondatore del Partito liberale. Un emendamento costituzionale (1947) riconobbe alle imprese statunitensi diritti uguali a quelli dei filippini nello sfruttamento delle risorse naturali (privilegio valido fino al 1974 ed esteso nel 1954 alle altre attività economiche); gli USA ricevevano anche in affitto basi militari e la giurisdizione legale sui filippini che vi risiedevano. L’allineamento con gli USA fu rafforzato dal Trattato di mutua difesa del 1951, dalla partecipazione alla SEATO (fondata a Manila nel 1954) e dall’intervento nelle guerre di Corea e del Vietnam. Dopo qualche anno dall’insurrezione (1949), il governo represse il movimento Huk, che reclamava una radicale riforma agraria. Dal 1946, per circa 25 anni, si ebbe un sistema bipartitico, con l’alternanza fra nazionalisti e liberali (entrambi espressione dell’oligarchia dominante). Il rapido incremento demografico, la dipendenza economica dagli USA, dalla fine degli anni Sessanta la crescita dei contrasti fra i vari gruppi dell’oligarchia, un forte movimento di protesta degli studenti, le agitazioni contadine, la nascita di un movimento separatista musulmano e la guerriglia, dopo la formazione di un nuovo Partito comunista di ispirazione maoista (1968) e del New people’s army (NPA) a esso legato, portarono a una crisi del regime. F.E. Marcos proclamò la legge marziale (sett. 1972-genn. 1981) e instaurò una dittatura personale, varò una nuova Costituzione (1973) e creò il Movimento per la nuova società (KBL). Dopo la crescita economica degli anni Settanta, vi fu la grave recessione del decennio successivo. Le manifestazioni seguite all’uccisione (1983) del leader dell’opposizione liberale B.S. Aquino si accompagnarono alla crescita della guerriglia, alle fughe di capitali, alla caduta degli investimenti esteri e al calo del sostegno americano. Contestò la vittoria di Marcos alle elezioni presidenziali del 1986 C. Aquino, vedova del leader assassinato (l’esplosione della protesta popolare e la ribellione di una parte delle forze armate, appoggiata dagli USA, costrinsero il dittatore a lasciare il Paese per le Isole Hawaii), che assunse la presidenza e varò una nuova Costituzione (1987). Le elezioni del 1992 portarono alla presidenza F. Ramos, che continuò la liberalizzazione dell’economia, tolse il bando contro il Partito comunista e introdusse una severa legislazione antiterroristica. Nel 1996 fu siglato un accordo tra governo e MNLF (Moro national liberation front), che pose fine a 24 anni di guerriglia nelle regioni meridionali, e furono avviati negoziati con l’ala estremista del MILF (Moro islamic liberation front). Le elezioni presidenziali del 1998 furono vinte dal vicepresidente J. Estrada, che condusse una campagna elettorale dai toni fortemente populisti e ottenne anche l’appoggio della vedova di Marcos, Imelda. Incapace di attuare profonde riforme strutturali, la nuova amministrazione ebbe comunque vita breve e fu messa in difficoltà anche dal riacutizzarsi degli scontri con la guerriglia musulmana, contro la quale a nulla valse l’impiego massiccio dell’esercito. Coinvolto in episodi di corruzione e sottoposto a un procedimento di impeachment nell’ott. 2000, Estrada fu costretto a dimettersi e fu sostituito dalla vicepresidente G. Macapagal Arroyo, poi confermata nel 2004. I tentativi di dialogo con il Fronte Moro e con l’NPA si sono scontrati con una ripresa dell’attività terroristica. Nel 2010 è stato eletto nuovo presidente B. Aquino III.
Nessun commento:
Posta un commento